Introdotta da una gustosa declamazione di poesie, con la quale il celebre attore Paolo Poli ha ringraziato per l’assegnazione del ...
Introdotta da una gustosa declamazione di poesie, con la quale il celebre attore Paolo Poli ha ringraziato per l’assegnazione del premio Renato Simoni, L’Estate Teatrale Veronese ha inaugurato la stagione 2007 con la pluripremiata edizione del Riccardo II di William Shakespeare del Berliner Ensemble, diretta da Claus Peyemann.
Diciamolo subito: si tratta di un allestimento straordinario, che merita in tutto e per tutto la fama che lo accompagna sin dal suo debutto, e che ancora una volta ha dimostrato il gusto e le capacità degli organizzatori di questa rassegna nell’accrescerne il prestigio, ospitando importanti produzioni provenienti dall’estero.
Ogni medaglia presenta però il suo rovescio, e questo sta nell’inevitabile confronto tra produzioni come questa e quanto invece gira sui palcoscenici nazionali (in ambito shakespeariano ma non solo), ad ennesima testimonianza di quanto invece sia complessa ed irrisolta la questione teatrale italiana.
Questo Riccardo II, che si avvale della moderna ed, in alcuni tratti, ironica traduzione di Tomas Brasch, è incentrato sulla trasformazione psicologica e comportamentale di Riccardo e di Bolingbroke. Il primo, un intensissimo Michael Mertens, in seguito alla deposizione passa dalla superbia e dalla tracotanza, che avevano caratterizzato il suo essere re, ad una progressiva umanizzazione e presa di coscienza della sua situazione. Grande importanza a questo proposito rivestono i monologhi del terzo e del quinto atto nei quali vengono raggiunti momenti di grande partecipazione e coinvolgimento. Il secondo invece, interpretato dall’efficace Veit Schubert, dopo aver lasciato inizialmente credere di essere l’uomo giusto al momento giusto, una volta incoronato sembra perdere il rispetto delle istituzioni e degli uomini, assumendo atteggiamenti sprezzanti e grotteschi allo stesso tempo, che alla fine lo rendono simile ad una sorta di “Ubu Roi” in preda ai suoi deliri.
Attorno ai due protagonisti si muove un ensemble assolutamente collaudato su cui spiccano Manfred Karge interprete di York, Hanna Jürgens interprete di Isabel e Carmen-Maja Anton nei panni della Duchessa di York, della dama di compagnia e della Duchessa di Gloucester. La scena, scarna ed essenziale, con luci fredde e fisse, si presta molto bene all’impostazione registica di Peyemann, che, rinunciando anche alle musiche, ha preferito incentrare tutto sul lavoro dell’attore optando per una recitazione asciutta e trattenuta nella prima parte per spingere di più sul lato tragico del testo shakespeariano negli ultimi due atti.
Al termine applausi entusiastici e ripetute chiamate alla ribalta per gli attori da parte di un pubblico che ha stoicamente resistito sino ad ora tarda, in una serata caratterizzata da temperature decisamente autunnali.
Davide Cornacchione 27 giugno 2007