Recensioni - Opera

VERONA: Un efficace Sior Todero brontolon nel segno della migliore tradizione

Archiviato il Festival Shakespeariano l’Estate Teatrale Veronese, rispettando una consolidata tradizione, ha presentato come ultim...

Archiviato il Festival Shakespeariano l’Estate Teatrale Veronese, rispettando una consolidata tradizione, ha presentato come ultimo spettacolo di prosa una commedia appartenente al repertorio goldoniano. Nell’anno delle manifestazioni per il tricentenario dalla nascita del grande autore veneziano la scelta è caduta su un grande classico, ovvero il “Sior todero brontolon” allestito dalla Compagnia del teatro Carcano di Milano, che ha recentemente debuttato alla Biennale Teatro a Venezia.
Mantenendosi nel solco di una consolidata tradizione il regista Giuseppe Emiliani ha messo in scena un Goldoni classico, con scene e costumi di stampo settecentesco, curati rispettivamente da Nicola Rubeertelli e Carla Ricotti, ed una recitazione estremamente lineare, al servizio del testo, rispetto al quale non ha mai cercato forzature. Ne è uscito così uno spettacolo estremamente godibile e lieve, complice anche un cast omogeneo e di eccellente livello.
Giulio Bosetti, nel ruolo del titolo, ha delineato un Todero burbero ma allo stesso tempo accattivante, riuscendo a strappare applausi di simpatia da parte del pubblico, senza però mai scadere nella caricatura. Al suo fianco la solida Marcolina interpretata da Nora Fuser, la vitale Fortunata di marina Bonfigli, il remissivo Pellegrin di Francesco Migliaccio e l’elegante Meneghetto di Tommaso Amadio, che si è particolarmente distinto nella lunga scena con Todero nel secondo atto.
Concludevano il cast il simpatico Nicoletto di Umberto Terroso, che ha saputo valorizzare in maniera molto efficace un personaggio di per sé secondario, la spigliata Cecilia di Sandra Franzo, la fanciullesca Zanetta di Federica Castellini, l’intrigante desiderio di Alberto Mancioppi e l’esperto Gregorio di Federico Santelli.
In sostanza un Sior Todero che non ha riscritto né stravolto i canoni interpretativi goldoniani , ma che ha dato un’eccellente prova di come una lettura tradizionale, allestita con attori affiatati, abbia ancora molto da regalare al pubblico. Ed il pubblico del Teatro Romano ha dimostrato, con calorosi e ripetuti applausi, di aver pienamente apprezzato la proposta.

Davide Cornacchione 1 agosto 2007