Recensioni - Opera

Verona: Anna Netrebko e Yusif Eyvazov stelle del firmamento areniano

Le due star protagoniste di una serata insieme a Ekaterina Gubanova ed Ambrogio Maestri

L'attesissima serata del primo agosto è stata senza ombra di dubbio un successo preannunciato ed il pubblico è stato ripagato ampiamente del disagio della caldissima serata.
L'anfiteatro areniano è sempre un grande spettacolo dal punto di vista architettonico, ma quest'anno la suggestione viene amplificata dalla disposizione antiCovid di spettatori, orchestra e cantanti: i primi sulle gradinate mentre i musicisti in platea.

Ambrogio Maestri ha aperto il programma della serata con "Si può?... Si può?", quasi a chiedere il permesso di poter dare il via allo spettacolo. La sua entrata claudicante è stata incorniciata con luci colorate che hanno dipinto i gradoni dell'Arena con un bellissimo arcobaleno. L'interpretazione è stata impeccabile e la voce calda ha avvolto gli spettatori immergendoli nella musica e nell’atmosfera. Il successivo e divertente duetto "Quanto amore!" con Anna Netrebko è stato cantato da entrambi con verve, brio e ritmo davvero piacevoli.
La forza delle note verdiane è risuonata forte e chiara grazie a Ekaterina Gubanova che ci ha deliziato con il celebre "Stride la vampa" dal Trovare e con "O don fatale, o don crudele" dal Don Carlos. Il mezzosoprano russo ha prova di una buona esecuzione, sebbene l’interpretazione risulti a volte non del tutto partecipe.

E finalmente è stato anche il turno di Yusif Eyvazov che ha fatto un’entrata elegantissima in una Arena scolpita di luce. Mentre intonava le note di "La vita è inferno all'infelice...", non si sapeva se ammirare più la sua voce calda, potente e perfettamente calibrata per l'ampiezza dell'Anfiteatro Romano, o ammirare il portamento ed i lineamenti di questo tenore all’apice della carriera.
Anna Netrebko gli ha subito conteso la scena con "Tu che le vanità". La prestaziuone del soprano russo è andata in crescendo nel corso della serata e, se l’aria verdiana ha convinto ma non del tutto entusiasmato, la grande artista è si è sentita nella successiva “Io son l’umile ancella” dall’Adriana Lecouvreur. La coppia ha dato il meglio nel duetto finale dall'Andrea Chenier. Lei è stata assolutamente perfetta ed ha saputo mettere in mostra tutte le sue qualità vocali. La voce spettacolare e potente di lui denota senz'altro uno studio meticoloso del ruolo: le parole erano ben scandite e intelligibili fino all'ultima sillaba. Insieme sono riusciti a trasmettere un pathos ed una drammaticità che ha dato vita ad un cameo di inestimabile valore artistico.

Anche l'orchestra della fondazione Arena diretta dal maestro Marco Armiliato ha avuto la possibilità di esprimersi nel corso della serata con due piccole sinfonie tratte rispettivamente dai Vespri Siciliani di Verdi e dal Don Pasquale di Donizetti. Nel primo brano è emersa in particolare la dolcezza degli archi, mentre nel secondo hanno avuto più spazio i fiati.

Una bella serata di musica per un’estate particolare. Calorosi applausi del pubblico.