Recensioni - Opera

Verona: Elegante, raffinato Dido and Æneas

L’opera di Purcell allestita al Teatro Filarmonico e diffusa in streaming sui canali della Fondazione Arena 

Uno dei pochi aspetti positivi del teatro d’opera in tempo di pandemia è che l’estrema precarietà delle condizioni di lavoro ha coinciso con un parziale rinnovamento del repertorio ed ha portato alla riscoperta di titoli desueti, quando non dimenticati.
L’incertezza di andare in scena -bastano infatti pochi tamponi positivi il giorno della generale per vanificare un progetto di settimane- ha suggerito ai teatri di puntare anche su spettacoli agili e meno impegnativi dal punto di vista organizzativo per consentire una maggiore elasticità di fronte alle variabili che si possono presentare. In quest’ottica la Fondazione Arena di Verona ha impaginato il programma della stagione invernale al Teatro Filarmonico, ovviamente riservato alla trasmissione in streaming e televisiva, basandosi su una serie di opere brevi che si distinguono per l’originalità della proposta, tra cui spiccano vere e proprie rarità.

Titolo non frequente sui nostri palcoscenici, almeno non quanto meriterebbe, ma non così negletto da meritare l’appellativo di rarità (l’ultima esecuzione veronese risaliva al 2013)  è il bellissimo Dido and and Æneas di Henry Purcell, terzo appuntamento della stagione, proposto dal 28 marzo sui canali streaming della Fondazione Arena (questo il link).
L’opera è stata rappresentata nell’allestimento firmato da Stefano Monti, autore di regia, scene e costumi, che aveva debuttato lo scorso autunno al Teatro Comunale di Modena e che è stato in parte rielaborato per l’occasione.

In sostituzione del prologo andato perduto, l’opera è stata introdotta dalla Didone abbandonata di Niccolò Jommelli, una cantata suddivisa in tre parti (andante, recitativo, allegro assai) interpretata dal soprano Maria Grazia Schiavo. La cantante napoletana si è distinta per un timbro brunito e suadente, soprattutto nel registro centrale, che le ha consentito di risolvere disinvoltamente la prima parte, mentre nel finale le agilità non sono sembrate sempre perfettamente a fuoco.

Alla piacevole ma tutto sommato convenzionale musica di Jommelli, ha fatto seguito il Dido and and Æneas, capolavoro di Henry Purcell e pietra miliare del barocco inglese. Stefano Monti, approfittando dell’assenza del pubblico, ha costruito uno spettacolo che ha coinvolto tutto il teatro, facendo agire i protagonisti sul palcoscenico ed il coro nei palchi e trasformando la platea nel mare, rivestendo le partiture poltrone di tessuti bianchi ed azzurri illuminati dalle luci di Paolo Mazzon.

L’azione si svolge in modo stilizzato, scelta dettata sicuramente dalle disposizioni anti Covid, ma anche dal fatto che, ad eccezione di Dido, i personaggi non sono caratterizzati da un grande spessore psicologico. Tuttavia l’aspetto visivo è stato gestito con grande eleganza, grazie anche ai bei costumi che rimandano ad un barocco rivisitato in chiave moderna. Pur nella loro linearità alcune idee si sono rivelate particolarmente efficaci quali ad esempio il coro che, adornato di sfarzose gorgiere, commenta l’azione dei palchi come il coro di una tragedia greca, oppure il finale in cui Dido sceglie di suicidarsi in mare attraversando la platea ed uscendo sotto una pioggia di petali rossi.

Pregevole l’aspetto musicale che ha visto il maestro Giulio Prandi al suo debutto con i complessi areniani. Alla testa di un ristretto ensemble con strumenti moderni, eccezion fatta per la tiorba utilizzata nel basso continuo, il giovane direttore si è mostrato molto attento agli equilibri sonori, raggiungendo punte di grande espressività soprattutto nei passaggi più lirici e patetici, quali ad esempio la celebre aria When I am laid in earth ed il coro finale che hanno costituito il momento più coinvolgente della rappresentazione.

Di buon livello il cast, in cui spiccava il mezzosoprano Josè Maria Lo Monaco che ha tratteggiato una Dido di grande intensità e musicalità, accompagnata dalla Belinda di Maria Grazia Schiavo, che confermava le caratteristiche già riscontrate nella cantata di Jommelli e dalla seconda donna di Eleonora Bellocci. Nel ruolo di Æneas Renato Dolcini ha sfoggiato un timbro solido e ricco di armonici mentre Laura Cirillo è stata una strega incisiva e autorevole, ad onta di qualche screziatura nel registro grave. Hanno contribuito alla riuscita dello spettacolo anche le prove di Federico Fiorio (Prima strega e Spirito), Marta Redaelli (Seconda strega) e Raffaele Giordani (Marinaio).  Ottimo anche il coro diretto da Vito Lombardi, nonostante l’inusuale distanziamento delle singole voci all’interno dei palchi.