Pieno successo per il Gala dedicato al musicista pesarese nell’anfiteatro veronese
Il Rossini buffo e quello tragico, quello più popolare e quello più desueto sono stati i protagonisti del Gala dedicato al musicista di Pesaro dalla Fondazione Arena di Verona la vigilia di ferragosto. Un programma equilibrato, ottimamente impaginato, nel quale il grande pubblico ha riconosciuto i brani più popolari ed i palati più fini hanno potuto ascoltare alcuni capolavori della maturità di rara esecuzione. Al successo complessivo ha contribuito un cast di specialisti del repertorio già affermati in ambito internazionale, accompagnati dall’orchestra dell’Arena diretta da Jader Bignamini.
Suddivisa in quattro blocchi, ciascuno dedicato ad un’opera, la serata si è aperta con tre pagine di Semiramide, ultima opera composta da Rossini per un teatro Italiano, sei anni prima del suo ritiro definitivo dalle scene. Alla splendida sinfonia, ben eseguita dai complessi areniani ha fatto seguito l’aria Bel raggio lusinghier in cui il soprano Lisette Oropesa, probabile protagonista nella Lucia di Lammermoor che inaugurerà la prossima stagione del Teatro alla Scala, si è confermata interprete di prima grandezza. Timbro solido, grande disinvoltura nelle agilità e raffinatezza nell’interpretazione sono state alla base sia di questa esecuzione che della successiva Una voce poco fa, tratta dal Barbiere di Siviglia.
Il giovane tenore Levy Sekgapane, già ospite di importanti festival quali Pesaro e Salisburgo, ha concluso la sezione dedicata a Semiramide con l’aria La speranza più soave. La voce del cantante è indubbiamente bella, e la tecnica, che gli consente di risolvere agilmente anche i passaggi più ostici, è eccellente, nonostante una certa prudenza negli acuti che a volte risultano leggermente nasali. Decisamente più a suo agio è sembrato nell’ascolto successivo dal Barbiere di Siviglia, ovvero l’aria Cessa di più resistere.
Il blocco dedicato quest’opera era il più corposo del programma, infatti oltre ai brani citati, ha chiamato in causa anche il baritono Mario Cassi, che si è esibito in uno spavaldo Largo al factotum e il basso Roberto Tagliavini che ha prestato il suo timbro pieno e corposo al Don Basilio di La calunnia è un venticello. Tutti gli interpreti ed il coro sono stati quindi coinvolti nel finale del primo atto.
Idealmente conclusa la prima parte del concerto -non era infatti previsto intervallo- si è passati a quello che probabilmente è il vero capolavoro buffo di Rossini, ovvero Cenerentola, di cui abbiamo ascoltato l’aria Miei rampolli femminini, magistralmente eseguita da Alessandro Corbelli che ha deliziato il pubblico anche nel simpatico duetto Un segreto d’importanza, in coppia con Mario Cassi e l’aria conclusiva Nacqui all’affanno, al pianto nella raffinata ed elegante esecuzione dell’ottima Marina Viotti. La sinfonia del Guglielmo Tell ha aperto l’ultima sezione di ascolti, dedicati al titolo con cui Rossini, ancora giovane, concluse la sua carriera operistica. Del Gugliemo Tell abbiamo ascoltato una vibrante esecuzione di Alessandro Corbelli dell’aria Resta immobile ed il magnifico coro finale Tutto cangia, il ciel s’abbella, ripreso anche nei bis, insieme ad un’altra pagina sublime del pesarese, ovvero il coro Dal tuo stellato soglio dal Mosè in Egitto.
Successo incondizionato da parte del pubblico per una delle serate più applaudite di questa originale stagione areniana in tempo di Covid.