Recensioni - Opera

Verona: Un Nabucco spaziale

All'Arena di Verona continuano le repliche del Nabucco di Giuseppe Verdi

Il nuovo allestimento che ha inaugurato la stagione ha regia, scene, costumi, luci, coreografia di Stefano Poda.

Il regista vede il Nabucco come uno "Scontro-ricongiungimento fra due polarità. Le due metà sferiche rappresentano non solo la polarizzazione ebrei-babilonesi, ma anche spiritualità-razionalità, fede-ragione, nel contesto di un palcoscenico depurato in una dimensione spaziale postmoderna, che coniuga un labirinto di luce futuristico con la scenografia nuda dei gradini dell'Arena, messi in grande risalto e valore".

Una clessidra trasparente con la scritta "Vanitas" domina dall'alto, accompagnata da una scala (nel corso dell'opera ci verranno proiettate diverse immagini) che scende direttamente sul palco, dove a destra e a sinistra troviamo due emisferi che nel finale formeranno il globo.

Poda usa in maniera massiccia le masse (che ogni tanto creano forti rumori in scena disturbando la musica) grazie anche a Paolo Giani Cei che come assistente, cura i movimenti coreografici, valorizzati dalle potenti luci e dai bellissimi costumi che mettono pienamente in risalto le differenze tra i due popoli. Gli ebrei vengono caratterizzati da colori spenti (ocra, senape, nero) come esempio di intelligenza umana che ricerca spiritualità e cultura. I babilonesi invece rappresentano il mondo tecnologico, del progresso, con tessuti particolari che prevedono parti fluorescenti che possono essere nascoste e i colori che oscillano tra il viola e l'argento.

Si tocca anche il tema della guerra con un missile che viene costruito durante la sinfonia e che esploderà nel momento in cui Nabucco esigerà di essere adorato come Dio . Molto efficaci anche le gabbie-prigioni degli ebrei e le maschere tratte dal mondo della scherma professionale che usano i guerrieri.

A guidare l'orchestra della fondazione Arena il maestro Pinchas Steinberg. Una direzione precisa, con tempi corretti e distesi, equilibrata tra buca e palcoscenico. Però è mancato quel piglio risorgimentale tipico del primo Verdi sostituito comunque da un tappeto sonoro elegante. Benissimo il coro, diretto dalla consueta professionalità di Roberto Gabbiani, che ha saputo rispondere con potenza e compattezza nei numerosi interventi. Il celebre "Va' pensiero" stranamente non ha avuto richieste di bis.

Amartuvshin Enkhbat è un Nabucco di grande sicurezza. Una linea di canto sempre morbida, equilibrata, ottimo il legato, pregevole il fraseggio. Il timbro è avvolgente, il registro acuto sempre squillante e ben proiettato. L'aria "Dio di Giuda" è cesellata con grande finezza, la cabaletta "Cadran, cadranno i perfidi" con la giusta energia, compreso il La bemolle finale.

Splendida anche l'Abigaille (una delle parti più insidiose del Verdi giovanile) di Olga Maslova, affrontata con piglio guerriero e volitivo. La voce è salda, scorre piena, uniforme, con un registro acuto che risulta sonoro e penetrante. Di alto livello sia l’aria, che la cabaletta del secondo atto. Disinvolta scenicamente, con una recitazione quanto mai glaciale e incisiva.

Simon Lim è uno Zaccaria imponente e solenne. Si distingue per una voce ampia, ambrata, sonora che ben si appoggia sulle note gravi e sale con fluidità in acuto. Pregevole la cavatina iniziale "D'Egitto là sui lidi", toccante la preghiera “Tu sul labbro de’ veggenti”. Efficace la Fenena di Aigul Akhmetshina che con voce calda e modulata ha eseguito la vibrante "Oh, dischiuso è il firmamento". Galeano Salas si è ben distinto con eleganza nel ruolo breve e ostico di Ismaele.

Di lusso il trio dei comprimari con il sempre valido Gabriele Sagona (Gran Sacerdote di Belo) , lo squillante Matteo Macchioni (Abdallo) e la bravissima Daniela Cappiello (Anna).

Il pubblico turistico dell'Arena applaude quasi sempre (a volte persino in anticipo sui tempi) e saluta calorosamente tutto il cast alla fine dell'opera.

Marco Sonaglia (Arena-Verona 21 agosto 2025)