Recensioni - Opera

Verona: Uno splendido Rigoletto

Seconda recita per il Rigoletto di Giuseppe Verdi, che ritorna in Arena con uno spettacolo tradizionale, creato nel 2003 e ripreso quattro volte fino al 2017

La regia di Ivo Guerra è quanto mai precisa e fedele alle coordinate spaziotemporali del libretto. Lo spettacolo si caratterizza per le grandi scene di Raffaele Del Savio, ispirate ai bozzetti ideati da Ettore Fagiuoli (con la supervisione dell'esperto Giovacchino Forzano) nell’edizione areniana del 1928. Si rimane incantati dalla cura nei minimi dettagli, dalla grande bellezza visiva e dal fascino di Mantova ai tempi dei Gonzaga, con il palazzo ducale, il castello di San Giorgio, gli affreschi di Giulio Romano nelle sale di palazzo Te (in particolare quella di Amore e Psiche). Le sponde del Mincio si popolano di tritoni verdi pronti a procacciarsi fanciulle e appare l'inquietante rocca di Sparafucile con i tramonti e soprattutto le nebbie a fare da contorno. I costumi di Carla Galleri sono ricercati, eleganti e ricchi di colori, il disegno luci di Claudio Schmid raffinato e di impatto.

L'Orchestra della Fondazione Arena di Verona ha brillato al meglio sotto la bacchetta di Michele Spotti. Il giovane direttore ha optato per una direzione vibrante, tesa a scavare sia i momenti più cupi e drammatici, che quelli più delicati e sognanti. Spotti leviga la materia sonora con la massima precisione, con i tempi perfetti e con una scrupolosa gestione delle voci. Di conseguenza anche il coro se ne giova e risponde con una prestazione di ottimo livello, sempre diretto con perizia da Roberto Gabbiani.

A distanza di ventiquattro ore ritroviamo Amartuvshin Enkhbat, questa volta nei panni di Rigoletto. Il baritono non mostra nessun segno di stanchezza, anzi la sua performance è superiore a quella della sera precedente. Si vede e si sente un'aderenza al personaggio quanto mai vibrante, che mette in mostra sia il lato buffonesco, che quello più disperato. Il timbro è sempre morbido, caldo, il canto è piegato a finissime mezzevoci, sussurri, declamati e spinto con facilità in acuto. La dizione è perfetta, l'attenzione alla parola scenica si coglie in tanti momenti, dal dialogo con Sparafucile, nel "Pari siamo" e soprattutto in "Cortigiani, vil razza dannata". Il finale è semplicemente commovente e di grandissima intensità, mostrando anche una presenza scenica più convincente del solito.

Lo affianca una straordinaria Rosa Feola, che tratteggia una Gilda di gusto, sempre impeccabile nell'emissione, con un fraseggio raffinato, equilibrio sonoro e varietà di colori. "Caro nome" è un perfetto esempio di tecnica unita ad espressività, i duetti con il padre sono sempre efficaci, compreso "Tutte le feste al tempio" sottolineato da un dolente lirismo, fino ad arrivare alla cabaletta "Si, vendetta, tremenda vendetta" coronata da un sicuro mi bemolle. Scenicamente si muove con leggerezza, lasciando trasparire tutta l'ingenua innocenza del suo ruolo.

Galeano Salas (reduce anche lui dal Nabucco) ha voce solare, limpida, caratterizzata da un timbro latino che si adatta al Duca di Mantova. Ottimo il controllo delle dinamiche nell'aria "Parmi veder le lagrime" al secondo atto, con "La donna è mobile" poi lo squillo si fa sicuro, spavaldo e ben proiettato.

Gianluca Buratto è oramai uno Sparafucile di riferimento. La voce possente, dal timbro oscuro, conferisce la giusta brutalità al sicario. Colpisce la lunga tenuta del fa grave alla fine del duetto nel primo atto. Magnetica la Maddalena di Martina Belli, sensuale e seducente al punto giusto, dalla bella voce ambrata che emerge bene nel quartetto e si amalgama perfettamente nell'inquietante scena della tempesta. Anche il Conte di Monterone trova in Abramo Rosalen un perfetto interprete, con voce salda, estesa e tonante.

Di buon livello il resto del cast con Agostina Smimmero (Giovanna), gli efficaci Nicolò Ceriani (Marullo) e Matteo Macchioni (Matteo Borsa), Hidenori Inoue (Il Conte di Ceprano), la Contessa di Ceprano della valida Francesca Maionchi, Ramaz Chikviladze (Un Usciere di Corte), Elisabetta Zizzo (Un Paggio della Duchessa).

Una recita di altissimo livello con tantissimi applausi, specialmente per Enkhbat e Feola.

Marco Sonaglia (Arena-Verona 22 agosto 2025)