
La rara opera mancava nella città scaligera da circa un secolo
Al Teatro Filarmonico di Verona, nell’ambito della stagione lirica 2025, viene riproposto un titolo di rarissima esecuzione come La Wally, ultima opera di Alfredo Catalani, che morirà trentanovenne nel 1893 solo un anno dopo la prima alla Scala della sua ultima opera.
Alfredo Catalani nasce a Lucca, come Puccini, nel 1854, quattro anni prima del più celebre e fortunato Giacomo, e scompare prematuramente minato dalla tisi. Di lui restano due titoli ancora rappresentati: Lorely e la più celebre Wally. Musicista moderno per l’epoca, Catalani abbraccia le novità musicali d’oltralpe tanto che sarà amato da Gustav Mahler e dallo stesso Arturo Toscanini che chiamerà sua figlia proprio Wally.
Bene ha fatto la Fondazione Arena a riproporre La Wally, continuando nell’opportuna riscoperta di opere meno note durante la stagione invernale, per lasciare il grande repertorio al festival estivo in Arena.
L’allestimento proviene dal circuito dei teatri emiliani (Piacenza, Reggio e Modena) e risale al 2017. La regia è di Nicola Berloffa, con scene di Fabio Cherstich e costumi Valeria Donata Bettella.
Messa in scena semplice ma funzionale quella di Berloffa, che ha il pregio di organizzare la scena su vari livelli con più rampe inclinate che suggeriscono e rimandano agli impervi sentieri tirolesi del libretto. L’innevata catena montuosa sullo sfondo crea una sorta di paesaggio oleografico irreale, che accenna senza essere stucchevole. Non manca la neve nei momenti salienti e un ampio utilizzo del fumo per creare la caligine dell’ambiente alpino. Gli episodi risultano chiari e ben organizzati, con il coro attonito spettatore degli avvenimenti o stipato protagonista nella festa del secondo atto, ambientata in un affollato chalet alpino. I costumi rifuggono dal folklore tirolese, ma non sempre risultano credibili o appropriati per le scene di montagna.
Tutto sommato un allestimento onesto, che però risente di una ripresa forse frettolosa e di un teatro troppo grande per le dimensioni della scenografia.
Appropriata nel complesso anche l’esecuzione musicale sotto la bacchetta di Antonio Pirolli, che risulta particolarmente efficace negli intermezzi sinfonici.
Eunhee Maggio interpretava Wally con voce salda e di buon volume. Una prova convincente per lei, anche se una maggior partecipazione scenica sarebbe stata auspicabile essendo Wally donna dalla forte e contraddittoria personalità. Carlo Ventre svetta negli acuti e si impone come Giuseppe Hagenbach. Precisa e convincente Eleonora Bellocci nel curioso ruolo di Walter, oltretutto ben recitato. Youngjun Park riceve molti e meritati applausi come Gellner, il baritono sudcoreano impressiona infatti per l’ampiezza del volume e per una voce omogenea e dal timbro accattivante in tutti i registri.
Completano degnamente il cast Gabriele Sagone, Marianna Mappa e Romano Dal Zovo.
Ottimo successo nel finale.
Raffaello Malesci (Domenica 16 Febbraio 2025)