Recensioni - Opera

Vibrante Simon Boccanegra all'Opera di Helsinki

Serata indimenticabile a Helsinki. Nel gelo finlandese è brillato il sole di Verdi con una edizione dell'opera Simon Boccanegra indimenticabile per tutti gli aspetti, sia musicali che registici

Tre grandi giganti erano presenti in teatro: il baritono Vladimir Stoyanov nel ruolo del protagonista, il basso Riccardo Zanellato nel ruolo di Fiesco e il direttore d'orchestra il Maestro Pietro Rizzo. Ma tutti gli interpreti sono stati meravigliosi.

Il direttore d’orchestra Pietro Rizzo ha saputo trovare i colori giusti della musica, ha estratto dalle note l’atmosfera che Verdi vi aveva scritto e desiderato venisse portata all'ascolto e ha donato al pubblico presente una armonia di suoni limpida ed intensa. Bravissimi i professori dell’orchestra dell’Opera finlandese a seguirne le indicazioni.

Vladimir Stoyanov debuttava il ruolo dopo averlo cantato due anni fa al Festival Verdi di Parma, ma nella prima versione. Simon Boccanegra era un titolo da lui desiderato e studiato a lungo, di cui ha evidenziato tutte le sfaccettature. Emozionante in ogni sua apparizione, con il canto sul fiato, le sottolineature vocali, il fraseggio, i pianissimi e le mezze voci. Ogni frase musicale era una lezione magistrale del porgere e della parola scenica, tanto raccomandata da Verdi ai suoi esecutori.

Indimenticabile nel duetto con la figlia, nei duetti con Fiesco, nella scena del Consiglio, nel finale palpitante di emozione tanto che si sono commossi anche gli altri suoi colleghi. Insomma, un debutto tanto atteso ma entusiasmante, da incorniciare.

Riccardo Zanellato è stato un Fiesco veramente autorevole e nobile sia vocalmente che scenicamente. Superba la sua interpretazione del suocero di Simone, perfettamente a suo agio nella parte e nel canto, il miglior Fiesco che ho mai ascoltato in questi ultimi anni. Ha cantato con pathos la sua aria, ha incantato il pubblico in ogni sua apparizione in scena, ricevendo meritatissimi applausi.

Bravissima il soprano Joyce El-Khoury nel dar voce a Amelia/Maria. Di origini libano-canadesi ci ha fatto scoprire un soprano che ha una voce matura e bellissima, regalandoci anche una dizione perfetta. Molto attenta nell' emissione dei suoni, perfetta nei passaggi vocali e nella parte scenica.

Di pari bravura il tenore Lettone Mihails Culpajevs che ha deliziato le nostre orecchie con voce squillante, acuti fermi e ben sostenuti. Anche lui con una dizione perfetta e scenicamente credibilissimo.

Sebastian Catana è stato un Paolo esemplare per cattiveria e canto. Perfettamente nel ruolo e corretti nel canto anche gli altri interpreti

Per quanto riguarda la regia di Pierre Audi, coadiuvato da Frans Willem de Haas l'ho trovata semplice ma ben architettata e sicuramente d' effetto.

Nella prima scena il popolo entra a quatto zampe, quasi strisciando come se fosse un gregge che si fa guidare da chiunque comandi, in questo caso da Paolo.

Molto bella la scelta registica nella maledizione di Paolo, nella scena del Consiglio, uno dei momenti culminanti dell'opera, aggiunto da Verdi nella seconda edizione. Simone obbliga Paolo a vestirlo dei paramenti Dogali per poi afferrarlo con la mano costringendolo ad inginocchiarsi dinanzi a lui mentre esclama con voce di tagliente furore: "E tu, ripeti il giuro!"

Un'altra invenzione scenica da sottolineare è il finale dove Adorno viene designato successore da Simone. Gli viene posto sulle spalle il mantello da Doge ma lui lo lascia cadere per andare ad abbracciare sua moglie Maria e stare vicino a Simone appena spirato.

Trovo molto coinvolgente che Maria, l'amata di Simone, venga rappresentata da una sciarpa bianca su cui piange Fiesco all'inizio, e che Simone ha con lui nell'ultima scena e vi si avvolge morendo. Ogni intervento registico era appropriato, per cui i cantanti hanno potuto dare il meglio di loro stessi.

Sia le scene di Anish Kapoor e Michele Taborelli, che i costumi di Wojciech Dziedzic sono caratterizzati dai colori rosso acceso e nero ad indicare i due aspetti del potere: Paolo nero e distruttivo e Simone rosso e costruttivo. Rosso passione per rappresentare il potere e l'amore, mentre il nero è il vestito del popolo oppresso da Paolo, che anela al comando e sopprime chi contrasta i suoi desideri.

Infatti nel prologo Fiesco e Adorno sono vestiti di rosso, mentre tutti gli altri sono vestiti di nero. Dal primo atto in poi ecco che solo Simone e Amelia Grimaldi, donna nobile, vestono abiti rossi mentre tutti gli altri indossano mantelli e vestiti neri. I costumi erano atemporali, come si usa attualmente, e spaziavano dagli abiti in stile giapponese per le guardie a un soprabito in pelle indossato da Simone nel prologo.

Le scene sono molte povere di oggetti ma con l’essenziale, per questo ancora più efficaci. Non c 'era il mare ma una montagna rosso acceso incombente in tutte le scene. Diciamo che eravamo nell'entroterra ligure invece che sulla costa.

Le luci erano ben armonizzate e di un rosso accecante nel duetto tra Fiesco e Simone nel quarto atto, a sottolineare la passione funerea che muove Fiesco e l'amore di Simone. Veramente d'effetto ed emozionanti le lanterne nel finale che entrano accese in scena e si spengono alla morte di Simone.

Molto bravo il coro del Opera, anch'esso con linea di canto omogenea e dizione perfetta.

Il pubblico finlandese ha goduto di una serata che di questi tempi è molto rara. Ha decretato il successo dello spettacolo con interminabili applausi finali per tutti gli interpreti e una vera ovazione per il protagonista.