Recensioni - Opera

Vita, colpa e redenzione di Giulilano

In scena al Santa Chiara la leggentda di San Giuliano Ospitaliere dal racconto di Flaubert

A circa un mese dal debutto del Vecchio e il mare, il Centro teatrale Bresciano ha prodotto un nuovo spettacolo di stampo letterario: Giuliano, storia di un assassinio involontario si ispira infatti alla leggenda di San Giuliano ospitaliere, ultimo racconto pubblicato in vita da Gustave Flaubert.
Come nel precedente testo di Hemingway, anche in questo caso in scena vi sono due attori –qui anche registi-  che rappresentano rispettivamente il protagonista e il narratore che inizia il racconto ammirando la storia del santo illustrata nelle vetrate della cattedrale di Rouen.

Il racconto è quello della conversione del giovane che, dopo aver involontariamente ucciso i genitori a causa di una maledizione, decide di aprire un ostello per dedicarsi alla cura del prossimo. Una notte gli si presenta Cristo nelle sembianze di un lebbroso che gli chiede di scaldarlo con il suo corpo. Questo gesto sarà per lui una catarsi che lo libererà del peso della colpa e gli permetterà di proseguire con un nuovo spirito nella sua missione.
Lo spettacolo risente della “letterarietà” del testo: molto è lasciato alla parola e poco all’azione. I personaggi agiscono quasi sempre in una suggestiva penombra, lavorando più su immagini simboliche che su un’azione vera e propria, scelta che si traduce in una certa staticità ravvivata di quando in quando da alcune proiezioni di Enrico Ranzanici.
L’obbiettivo di accentuare più l’aspetto mistico-introspettivo rispetto a quello descrittivo è pienamente raggiunto, anche se questo a volte tende a cristallizzare l’azione.
Questo limite viene in buona parte risolto grazie all’eccellente recitazione dei due attori: Alessandro Mor è abilissimo nel rendere le mille sfaccettature e contraddizioni che segnano  il tormento di Giuliano, mentre Alessandro Quattro è un Flaubert  che partecipa emotivamente della vicenda pur mantenendo sempre la lucidità del narratore.
Al termine applausi tanto calorosi quanto meritati ai due interpreti.
 
Davide Cornacchione 27/02/2017