
L’onore perduto di Katharina Blum.
Elena Radonicich, Peppino Mazzotta e la compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, diretti da Franco Però, portano in scena la vicenda tratta dal racconto di Heinrich Böll.
La nostra recensione dello spettacolo visto a Verona: https://www.operateatro.it/it/Recensioni-Teatro/Verona-un-giallo-di-qualita-per-l-inaugurazione-della-stagione
La drammatica storia di una donna che, travolta da una campagna giornalistica diffamatoria che distrugge la sua vita, si fa assassina per disperazione. L’onore perduto di Katharina Blum, spettacolo tratto dal racconto di Heinrich Böll nell’adattamento di Letizia Russo, andrà in scena al Teatro Sociale di Brescia (via F. Cavallotti, 20) da mercoledì 15 a domenica 19 gennaio (ore 20.30; domenica ore 15.30) per la Stagione 2019-2020 del Centro Teatrale Bresciano. Diretti da Franco Però, saranno i bravissimi Elena Radonicich e Peppino Mazzotta a portare in scena una vicenda di grande attualità, insieme alla compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Lo spettacolo è inserito in Altri Percorsi di “A riveder le stelle”, stagione realizzata grazie al sostegno di Gruppo A2A di Brescia, Fondazione ASM e Fondazione della Comunità Bresciana Onlus.
L’irreprensibile governante Katharina Blum incontra a un ballo di carnevale Ludwig Götten, un piccolo criminale, sospettato di terrorismo. Se ne invaghisce, trascorre la notte con lui e l’indomani, ingenuamente, ne facilita la fuga. Katharina viene interrogata dalla polizia e fatta oggetto di una violentissima campagna diffamatoria da parte della stampa scandalistica, attraverso la spietata regia del giornalista Werner Tötges che infrange ripetutamente la sua privacy e manipola senza scrupolo le informazioni raccolte, dipingendo la donna come una complice del bandito e poi come una vera e propria estremista.
La vita di Katharina viene sconvolta: riceve minacce e offese, i suoi conoscenti vengono emarginati, il suo onore viene definitivamente compromesso.
Dapprima disperata, poi lucida nel suo isolamento, Katharina si vendica uccidendo il giornalista Tötges, e si costituisce alla polizia.
Ispirandosi a uno dei romanzi più conosciuti di Böll il regista Franco Però dà vita a uno spettacolo che pur conservandone il taglio drammatico e di denuncia, ne valorizza anche gli aspetti ironici e la capacità di tratteggiare l’umanità offesa della protagonista.
Un lavoro di grande attualità per riflettere sulle responsabilità dei media di ieri e di oggi nella manipolazione dei fatti, e che, attraverso una sapiente parodia del linguaggio della stampa scandalistica, fatto di luoghi comuni, moralizzazioni spicciole ed espressioni vuote di significato, ne rivela le forme di violenza e abuso.
Durata dello spettacolo: 2 ore e 40 minuti
L’onore perduto di Katharina Blum
dal romanzo di Heinrich Böll
adattamento Letizia Russo
regia Franco Però
con Elena Radonicich, Peppino Mazzotta
e la Compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia:
Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana,
Francesco Migliaccio, Jacopo Morra, Paola Bonesi
costumi Andrea Viotti
luci Pasquale Mari
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia,
Teatro Stabile di Napoli - Teatro Nazionale,
Teatro Stabile di Catania
Note sull’adattamento del testo
di Letizia Russo
Nei quattro giorni del Carnevale di Colonia del 1974, una giovane donna, Katharina Blum,
instancabile e leale governante, conosce per la prima volta l'amore, l'umiliazione, la violenza, la vendetta. In poco più di centocinquanta pagine, in un racconto secco e tagliente, Böll accompagna la misteriosa protagonista in un inferno che lei finirà per fare proprio, senza pentimenti, con la dignità di chi non può accettare oltre il ruolo di vittima.
Erano altri tempi, quelli dell'Onore perduto di Katharina Blum. La psicosi del terrorismo politico spaccava la Germania ancora divisa da un muro. Erano altri tempi, eppure somigliano molto ai nostri. Oggi come allora, il linguaggio è testardamente patriarcale, come lo è la gerarchia del potere, e la stampa (usata a scopi politici anche quando tratta episodi di cronaca) consegna spesso capri espiatori a un pubblico in cerca di emozioni torbide.
Raccontare questa storia a teatro significa per me immergersi nel mistero della protagonista, dare voce al silenzio che la domina e al tempo stesso la muove. È un personaggio tragico nel senso più profondo, per la capacità, lontana da qualsiasi retorica e da qualsiasi melodramma, di combattere in nome di qualcosa che sente giusto, al di là delle e nonostante le conseguenze che la costringeranno a rinunciare alla giustizia e sposare la vendetta.
Ma non ci sono buoni e cattivi, in questa storia. Ci sono personaggi che, nell'ingranaggio di una società che ha bisogno costante di colpevoli e narrazione, perseguono i propri obiettivi, arrendendosi soltanto di fronte all'inaspettata, e ineluttabile, vendetta di una donna orgogliosa e leale. E quella pallottola non è che la conseguenza estrema e irreparabile di una violenza che arriva da molto lontano.